La Siae non è contraria
all’Intelligenza artificiale e affronta il tema “innanzitutto
sostenendo i centomila autori e editori che rappresenta: perché
da quando nel 2017 è finito il monopolio se oltre centomila
autori e editori scelgono la Siae un motivo c’è ed è proprio che
cerchiamo di affrontare al meglio anche queste battaglie”.
Parola del Presidente Siae Salvatore Nastasi che, intervenendo
agli Stati generali della cultura del Sole 24 Ore, premette che
l’IA “certo migliorerà la qualità della vita” ma “dobbiamo
tutelare al massimo la proprietà intellettuale”.
Bene il regolamento europeo “che per fortuna – osserva
Nastasi – è stato approvato da poche settimane: in esso figura
una norma che prevede il riconoscimento della proprietà
intellettuale rispetto all’Intelligenza artificiale. Noi come
Società autori e editori vigileremo e sosterremo questo
regolamento perché non possiamo perdere questa battaglia e non
possiamo arretrare neanche di un millimetro, abbiamo fatto una
battaglia contro Meta perché dovevamo dimostrare che anche la
piccolissima Siae in Italia non poteva abbassare la testa di
fronte a un colosso del web: non lo faremo neanche di fronte
all’IA” conclude.
Tante le implicazioni del tema Intelligena artificiale “su
una pluralità di soggetti” come sottolinea Matteo Fedeli,
Direttore generale Siae, il cui mondo è messo a rischio dall’IA:
“pensate solo ai doppiatori, potenzialmente oggi un attore di un
film o di una fiction potrebbe parlare 140 lingue, tecnicamente
è possibile”. Mettere paletti non è facile e forse neanche
produttivo: “Il neo-luddismo – afferma Fedeli – è difficile da
applicare come si è visto anche con l’avvento di internet. I
fenomeni bisogna comprenderli e cercare di trovare anche un
modello di business che possa funzionare”. Detto questo “l’IA
act è un ottimo punto di partenza anche perché dimostra
l’attenzione del legislatore europeo a questi temi”.
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