ChatGpt è solo l’ultimo dei tanti strumenti di ausilio alla scrittura che l’umanità ha utilizzato fin dall’antichità. L’intelligenza artificiale e la scrittura sono due facce della stessa medaglia e provengono dalla stessa fonte: la creatività umana. L’intelligenza è un fenomeno collettivo e le macchine ne fanno parte. Non da oggi, da sempre. È il tema del saggio Teoria letteraria per robot. Come i computer hanno imparato a scrivere (Bollati Boringhieri) di Dennis Yi Tenen, ingegnere informatico di formazione e ora docente di teoria letteraria alla Columbia, che sarà ospite il 10 novembre al Learning More Festival di Modena.
Tenen esplora come l’intelligenza artificiale e la scrittura siano sempre state parte di un fenomeno collettivo, dalla filosofia medievale araba ai racconti russi fino agli odierni modelli di intelligenza artificiale generativa. E scoprire l’insospettabile passato comune di letteratura e informatica.
Nel saggio il ricercatore affronta temi come il ruolo degli strumenti automatizzati nella scrittura, i limiti dell’IA e il valore dell’esperienza umana nel processo creativo. Un viaggio dunque nella storia nascosta dell’intelligenza artificiale, per mostrare come sia il frutto di secoli di sforzi collettivi e nasca dall’esperienza e dalla creatività umana, non automatizzabile.
Tenen ci invita a leggere oltre l’artificio, per comprendere i meccanismi del lavoro collettivo. Ad esempio anche una cosa semplice come il correttore automatico di un file di testo è in realtà il culmine di uno sforzo umano secolare e condiviso. E un dispositivo per il completamento automatico delle frasi può renderci forse scrittori migliori, ma la verità è che il processo creativo si carica di valore solo attraverso la fatica dell’apprendimento e l’esperienza vissuta. E l’esperienza – è la riflessione dell’autore – non può essere automatizzata da nessun dispositivo, per ingegnoso che sia.
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