Ultima seduta di settimana in netto rialzo per i mercati azionari globali, che tuttavia chiudono l’ottava con il segno meno, ancora condizionati dalla guerra dei dazi in atto tra gli USA e i suoi principali partner commerciali. Sui mercati è tornato un moderato ottimismo con l’attenuarsi dei timori per lo shutdown americano (blocco delle attività amministrative) e in vista di nuove misure della Cina a sostegno dei consumi. Sotto i riflettori restano le trattative per la pace tra Russia e Ucraina e le mosse del futuro cancelliere tedesco, Friedrich Merz, che ha trovato un accordo con il Partito Verde per sostenere il massiccio piano d’investimenti volto al riarmo e alla modernizzazione della Germania.
L’ultima seduta della settimana
Oggi tra i listini europei ha brillato Francoforte, con un forte incremento (+1,86%). Bene anche Londra, con un ampio progresso dell’1,05%, e Parigi, che è avanzata di un +1,13%.
Pioggia di acquisti sul listino milanese, che porta a casa un guadagno dell’1,73% sul FTSE MIB; sulla stessa linea, giornata brillante per il FTSE Italia All-Share, che termina a 40.930 punti. Ottima la prestazione del FTSE Italia Mid Cap (+1,57%); sulla stessa linea, in denaro il FTSE Italia Star (+0,85%). A Piazza Affari risulta che il controvalore degli scambi nell’ultima è stato pari a 3,84 miliardi di euro, con un incremento di ben 656,5 milioni di euro, pari al 20,60% rispetto ai precedenti 3,19 miliardi.
Tra le migliori azioni italiane a grande capitalizzazione, ottima performance per Iveco, che registra un progresso del 7,18%. Exploit di Leonardo, che mostra un rialzo del 7,13%. Su di giri Telecom Italia (+6,19%). Ben comprata Unicredit, che segna un forte rialzo del 3,25%. Le peggiori performance, invece, si sono registrate su DiaSorin, che ha chiuso a -2,67%. Sostanzialmente debole Snam, che registra una flessione dell’1,39%. Si muove sotto la parità Nexi, evidenziando un decremento dell’1,07%. Contrazione moderata per Amplifon, che soffre un calo dello 0,87%.
I dati sull’economia USA
Una guerra commerciale sempre più intensa ha pesato sulla propensione al rischio questa settimana, con le azioni statunitensi che hanno perso ancora terreno in confronto a quelle europee. Sono entrate in vigore le tariffe statunitensi su acciaio e alluminio e la Commissione UE ha risposto con una serie di contromisure, tra cui tariffe su jeans e bourbon, ma ha anche sottolineato che preferirebbe rimuoverle e trovare una soluzione con gli Stati Uniti.
Dopo che una possibile recessione statunitense è stata gradualmente reinserita nelle possibilità da tenere in considerazione dagli investitori, sono arrivati alcuni dati incoraggianti, con le pressioni inflazionistiche che si sono moderate a febbraio, poiché l’indice dei prezzi al consumo di base è sceso allo 0,2% m/m e anche i prezzi alla produzione sono risultati inferiori alle attese. Il numero di posti di lavoro vacanti è aumentato di nuovo un po’ a gennaio e le richieste di disoccupazione sono diminuite leggermente nonostante le preoccupazioni relative ai licenziamenti federali.
Il voto in Germania sul debito
Martedì 18 marzo, il Bundestag voterà un enorme pacchetto di stimolo fiscale, seguito dal voto del Bundesrat venerdì 21 marzo. Il pacchetto prevede l’allentamento del freno al debito per consentire essenzialmente una spesa illimitata per la difesa e un bilancio ombra per la spesa per infrastrutture e protezione del clima con una potenza di fuoco di 500 miliardi di euro in dieci anni. L’approvazione in entrambe le camere è ora probabile, nonostante l’incertezza degli ultimi giorni, perchè – dopo il netto “no” da parte dei Verdi qualche giorno fa – la CDU/CSU, i Verdi e la SPD hanno trovato un compromesso.
Le riunioni delle banche centrali
La banca centrale più importante a riunirsi la settimana prossima è la Fed, anche se l’aspettativa è che lasci i tassi fermi al 4,25-4,50% alla fine della sua riunione di due giorni il 19 marzo. Il presidente Jerome Powell ha recentemente affermato che “non dobbiamo avere fretta di adeguare i tassi di interesse e siamo ben posizionati per attendere una maggiore chiarezza” sui cambiamenti nella politica governativa. Con l’inflazione leggermente al di sopra dell’obiettivo e il mercato del lavoro ampiamente in equilibrio, la Fed può quindi permettersi di aspettare, anche considerando che l’amministrazione Trump ha aumentato alcune tariffe e minacciato ulteriori misure il 2 aprile.
Tra le altre, la Bank of Japan probabilmente lascerà il suo tasso di riferimento all’attuale 0,50% mercoledì, dopo l’aumento del tasso di 25 punti base effettuato a gennaio, mentre la Bank of England lascerà il tasso di interesse di riferimento al 4,50% giovedì. In calendario anche le riunioni della banca centrale della Svizzera e della Svezia, che invece dovrebbero tagliare il costo del denaro.