Il Pil dell’Italia potrebbe fermarsi anche nel quarto trimestre. Dopo i risultati deludenti del terzo periodo dell’anno, anche l’ultimo, avverte Confindustria, potrebbe riservare brutte sorprese per l’economia del nostro Paese. Le crisi dell’auto e della moda, che non sembrano essere vicine a una soluzione, trascinano l’intero sistema produttivo verso il basso.
Il report di Confindustria vede però anche alcuni fattori positivi, soprattutto nel settore dei servizi, che potrebbero, almeno in parte, controbilanciare la crisi industriale. Il turismo in particolare sta continuando a far registrare dati incoraggianti, ma è difficile che da solo possa contrastare il declino industriale del Paese.
La crisi dell’industria in Italia
Il Centro studi di Confindustria ha diffuso un rapporto sulla situazione economica dell’Italia, sottolineando alcuni aspetti critici. L’industria è indubbiamente in crisi, con la produzione invariata a ottobre ma in calo del 3,6% a livello annuale. Le difficoltà aumentano in particolare per i settori dell’auto e della moda.
L’indice PMI del settore manifatturiero, che valuta la fiducia degli imprenditori e degli operatori del comparto, continua a calare e ha toccato i 44,5 punti. Anche l’indice IESI sulla fiducia delle imprese è calato, soprattutto a causa di una domanda di beni molto bassa. Confindustria prevede quindi investimenti molto deboli nel quarto trimestre, dopo il calo dell’1,2% nel terzo.
I fattori che limitano questa crisi sono quasi tutti congiunturali, quindi momentanei. I tassi di interesse si stanno abbassando, concedendo alle aziende una maggiore liquidità e quindi più facilità di investimento. Il Pnrr sta ancora facendo sentire i propri effetti, ma entro il 2026 tutti i progetti dovranno essere completati e la spinta delle opere pubbliche sul settore industriale italiano si spegnerà. Per allora andranno risolte le crisi che stanno limitando il manifatturiero, con investimenti sui comparti più competitivi.
Il Pil si aggrappa al turismo
La crisi industriale che l’Italia sta vivendo ha ripercussioni serie sul Pil. Il secondario è il settore più produttivo, quindi il suo rallentamento influenza l’intera economia italiana. All’inizio dell’anno il Governo si era posto come obiettivo l’1% di crescita. Un traguardo che sembrava raggiungibile fino alla diffusione dei dati sul terzo trimestre. Durante questo periodo l’Italia è rimasta ferma. Ora, con una crescita consolidata dello 0,4%, le prospettive sono legate ai risultati dell’ultimo trimestre dell’anno.
Le prospettive non sono rosee: tutte le principali rilevazioni hanno tagliato le stime di crescita del nostro Paese allo 0,5%, metà delle speranze del Governo. L’export debole e la ripresa dell’inflazione spaventano per il futuro e la riduzione della ricchezza prodotta avrà effetti anche sul bilancio dello Stato, peggiorando alcune metriche come il rapporto deficit/Pil.
Unica nota positiva dell’intera analisi di Confindustria è il turismo. A settembre continua l’aumento dell’afflusso di stranieri nel nostro Paese, che non sembra rallentare sensibilmente da dopo la pandemia. Iniziano però a emergere problemi di inflazione per gli Italiani, che fanno sempre più fatica a permettersi vacanze in Italia. Per l’ultimo periodo dell’anno, il dato del Pil potrebbe dipendere proprio dall’andamento dei flussi turistici. In futuro però, un settore a così bassa produttività non potrà garantire una crescita stabile e sostenibile al Paese senza l’apporto di un sistema industriale in salute.