Far produrre armi alle aziende del comparto automobilistico italiano che da anni versano in situazioni di difficoltà economica e rafforzare così la difesa nazionale. È questo il piano con cui il governo di Giorgia Meloni intende intervenire in supporto delle fabbriche di auto e, in via derivativa, della propria potenza bellica. Un passaggio che è tipico di un’economia di guerra, con l’Italia che in realtà replica l’impostazione già scelta dal governo tedesco, anch’esso alle prese con aziende nazionali automobilistiche in profonda crisi. Per il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso si tratta di un passaggio fondamentale, l’unico che permetterà all’Italia di governare “la nuova rivoluzione industriale”.
Urso intende rispondere alle esigenze attuali
In attesa di conoscere i dettagli del nuovo piano di strategia industriale italiano Made in Italy 2030 che verrà presentato il prossimo giugno, il ministro Adolfo Urso ha rilasciato un’intervista al Messaggero nella quale ha sottolineato la necessità per il Paese di “governare la transizione” e “trasformare una necessità in un’opportunità”. Il riferimento dichiarato del titolare del Mimit è alla necessità di convertire la produzione di alcuni comparti, così che gli stessi seguano “l’evoluzione dei costumi” in atto.
Urso ha parlato specificatamente del comparto automotive, dicendo che oggi “l’auto non è più per i giovani un simbolo di libertà, la loro maggiore aspirazione, come lo è stato per noi”. E ancora: “Nei mezzi elettrici vi sono molte meno componenti rispetto a uno endotermico: la sola batteria rappresenta il 40 per cento del valore. Infine, il trasporto sarà sempre più veicolato su altri soluzioni, ferrovie o i veicoli aerei senza pilota”. Tutte ragioni che, messe insieme, stanno conducendo molte aziende europee e italiani di auto alla crisi.
Per uscire da questa difficoltà e trarne anche vantaggio, l’Italia sulla scia della Germania pensa dunque alla conversione della produzione che possa essere funzionale al rafforzamento della difesa. “Un microchip già adesso può servire per un’auto o per un satellite – ha detto Urso – La scheda elettronica funziona sia in un veicolo urbano sia in un elicottero. Il cingolato muove un trattore come un blindato che tutela i nostri militari in Libano. Del resto – ha aggiunto – è una dinamica già in atto anche per alcuni grandi produttori di auto: Nissan ha avviato lo sviluppo di un rover lunare in collaborazione con l’agenzia spaziale giapponese, Toyota ne sta sviluppando uno con abitacolo pressurizzato, anche Audi ha costruito il suo Lunar Quattro partecipando al Google Lunar Xprize”.
Il riarmo Ue e i possibili incentivi per la riconversione
Non è da escludere che la strategia italiana e tedesca di riconversione non possa trovare concretezza anche nell’aiuto da parte dell’Unione europea. Sono in molti, infatti, a sostenere che il maxi-piano di riarmo europeo annunciato da Ursula von der Leyen sia stato messo a punto con il fine principale di salvare le case automobilistiche tedesche.
Sui possibili incentivi europei al piano di riconversione Urso ha le idee chiare: “L’Europa si è posta come obiettivo di raggiungere almeno il 3 per cento di spesa sulla difesa e quindi sulla sicurezza, deliberando che le risorse impiegate siano scorporate dai calcoli del Patto di stabilità. È quindi verosimile – ha chiarito – che vi sarà un’accelerazione sugli acquisti e sugli investimenti di ciò che serve per tutelare la pace e la libertà nel nostro continente. Si tratta peraltro di settori dual use: un drone più servire a migliorare la tutela del territorio, efficientare l’agricoltura di montagna, trasportare merci ma anche a contrastare attacchi esterni senza esporre a rischio il personale”.
Il parallelismo con la Germania
Per comprendere come l’assetto delle economie nazionali stia spostando il proprio baricentro sull’industria delle armi, l’Italia ha davanti a sé l’esempio calzante della Germania. Da quando è stato eletto Donald Trump alla Casa Bianca, il colosso tedesco delle armi Rheinmetall ha visto triplicare il proprio valore di mercato con la capitalizzazione della società (pari oggi a 55,7 miliardi) che ha superato – per la prima volta nella storia – quella del gruppo Volkswagen (54,4 miliardi). Dall’auto agli armamenti, in un “gioco” di equilibri degli Stati che mirano a farsi trovare quanto più preparati possibili a tutti i possibili scenari futuri.