Il tema dazi domina tutte le pagine di giornale: all’ordine del giorno nuove tariffe su questo o quel bene, che rompono gli equilibri globali, non solo sotto il profilo commerciale, ma anche dal punto di vista politico e diplomatico. Al di là delle ricadute in ambito politico, quel che preme è capire quale influenza i dazi avranno sull’economia ed in particolar modo sull’inflazione, poiché questo fattore orienterà le scelte future delle banche centrali.
Paul Donovan, Chief Economist di UBS Global Wealth Management, analizza otto modi in cui i dazi possono influenzare l’inflazione.
Da cosa dipende l’analisi dell’impatto inflazionistico
Per valutare l’entità del danno inflazionistico, gli investitori devono porsi quattro domande: Quanto sono percepibili gli effetti dei dazi per il consumatore e quanto è probabile che rimangano in vigore? In che misura la variazione tariffaria avrà implicazioni direttamente sul consumatore? Quanto saranno significativi gli effetti secondari dei dazi? Quanto rapidamente gli esportatori potranno adattarsi per aiutare i loro clienti esteri a evitare di pagare i dazi? Nessuno di questi effetti è costante nel tempo, e gli effetti secondari dei dazi sembrano essere particolarmente incerti.
Il ruolo delle aspettative sull’inflazione
Vale anche la pena notare – spiega l’esperto di UBS – che l’incertezza sull’imposizione di dazi può può avere di per sè un effetto inflazionistico, perfino se le tariffe non vengono effettivamente imposte. Le imprese ad esempio potrebbero spingere per aumenti dei prezzi che vadano al di là delle sole pressioni dei costi, se ritengono che le tariffe possano spingersi oltre il normale ciclo dei prezzi. Inoltre, l’accumulo di merci in previsione di possibili dazi potrebbe innalzare i costi di magazzino, creando pressioni sull’offerta e sui trasporti ed aumentando ulteriormente i costi. Infine, l’incertezza tariffaria potrebbe scoraggiare gli investimenti, che potrebbero ritardare eventuali guadagni di efficienza.
Le conclusioni di UBS: impatto sì, ma limitato
Paul Donovan segnala che l’attuale proposta degli Stati Uniti compenserà probabilmente le forze disinflazionistiche consolidate nel Paese e potrebbe creare un’inflazione notevolmente più elevata. Secondo UBS, è improbabile che si tratti di un’inflazione a due cifre, poiché le conseguenze negative sulla crescita di un aumento dei dazi (come per qualsiasi altro aumento fiscale) rallenteranno le pressioni sui prezzi nel corso del tempo.