Negli ultimi otto anni, le tariffe dell’acqua in Italia hanno subito un incremento costante, con un aumento complessivo del 40% tra il 2016 e il 2024. Il dato emerge dal “XVI Rapporto Nazionale sulle tariffe idriche”, realizzato da Federconsumatori in collaborazione con la Fondazione Isscon. L’analisi evidenzia forti disparità tra le città italiane e un sistema idrico caratterizzato da costi in crescita, sprechi e frammentazione della gestione.
Secondo lo studio, il rincaro più alto si registra a Potenza (+72%), mentre l’unica città in cui le tariffe sono diminuite è Trento (-2%). A pesare sull’aumento delle bollette ci sono diversi fattori, tra cui la dispersione idrica, la frammentazione dei gestori e l’assenza di un piano strategico nazionale.
Tariffe idriche: i dati di Federconsumatori
Il “XVI Rapporto Nazionale sulle tariffe idriche” ha analizzato il costo dell’acqua in tutti i capoluoghi di regione italiani, prendendo in considerazione una famiglia tipo composta da tre persone con un consumo medio annuo di 150 o 182 metri cubi.
I dati sul costo medio per 150 m³ di consumo annuo mostrano che le città più care sono:
Firenze, con 564,04 euro;
Perugia, con 511,79 euro;
Genova, 504,28 euro.
Le città meno care invece sono:
Milano, con 160,13 euro;
Campobasso, con 191,18 euro;
Napoli, con 193,64 euro.
I dati sul costo medio per 182 m³ di consumo annuo mostrano che le città più care sono:
Firenze, con 763,41 euro;
Perugia, con 618,09 euro;
Genova, con 614,07 euro.
Le città meno care invece sono:
Milano, con 177,15 euro;
Napoli, con 206,45 euro;
Campobasso, 234,66 euro.
L’indagine evidenzia che le tariffe idriche sono più alte nel Centro Italia, con una media di 463,84 euro per 150 m³ e 586,20 euro per 182 m³, mentre il Nord e il Sud presentano costi più contenuti. A livello di variazione negli ultimi otto anni, la città con l’aumento più elevato è Potenza (+72%), mentre l’unica a registrare una riduzione è Trento (-2%).
Le criticità del servizio idrico in Italia
L’indagine di Federconsumatori non si è limitata a registrare gli aumenti di prezzo, ma ha evidenziato le principali problematiche che rendono il sistema idrico inefficiente e sempre più costoso per i cittadini.
Una delle questioni più urgenti è la dispersione idrica. Secondo Istat, nel 2022 il 42,4% dell’acqua immessa nelle reti è andato perso, un dato tra i più alti in Europa. Lo spreco rappresenta una delle cause principali dei rincari, poiché più acqua viene sprecata e maggiore è il costo per chi la utilizza.
Un altro problema è la frammentazione della gestione del servizio idrico, con un elevato numero di gestori locali che operano con standard differenti. La mancanza di uniformità porta a una gestione poco efficiente e a costi elevati per i cittadini. In molte aree, la rete idrica è obsoleta e gli investimenti per la manutenzione risultano insufficienti.
Infine, l’accesso all’acqua sta diventando un problema anche sotto il profilo sociale. L’aumento delle tariffe, unito alla crisi economica, sta mettendo in difficoltà molte famiglie, creando il rischio di nuove disuguaglianze. L’acqua è un bene essenziale, ma il suo costo crescente penalizza le fasce più deboli della popolazione.