(di Paolo Biamonte)
“È stato un onore incontrare Michele Placido e condividere il set con un attore fantastico come Fabrizio Bentivoglio: in realtà in ‘Eterno visionario’ sono nella mia situazione d’elezione, canto in un cabaret berlinese ‘Just a Gigolo’ nella versione originale alla Marlene Dietrich (la canzone è stata scritta nel 1929 da Leonello Casucci, musicista italiano di tango e il primo testo era in tedesco). E’ stato bello per una volta uscire dal mio solito mondo ed entrare sul set di un film con una storia così forte e interessante”. Ute Lemper racconta da New York il suo cameo in “Eterno Visionario”, il film diretto da Michele Placido in uscita nelle sale venerdì che rivela per la prima volta aspetti inediti dell’esistenza di Luigi Pirandello e ne racconta la vita privata, più intima e familiare: la passione impossibile per la sua musa Marta Abba, il rapporto con i figli, la burrascosa relazione con la follia della moglie. Interpretato da Fabrizio Bentivoglio, nel ruolo di Pirandello, Valeria Bruni Tedeschi nel ruolo della moglie Antonietta, Federica Luna Vincenti in quello di Marta Abba, con Aurora Giovinazzo, Giancarlo Commare e Michelangelo Placido, nella parte dei figli di Pirandello, “Eterno Visionario” esce nel 90mo anniversario del Premio Nobel all’autore di “Sei personaggi in cerca d’autore”. Dal canto suo Ute Lemper precisa che la scena è stata girata “in due, tre take: per la verità avevamo registrato due brani, ma per esigenze di sintesi ne hanno messo una sola”. Con il suo spettacolo antologico “Time Traveler” sarà a Bari il 21 novembre e in dicembre il 14 a Napoli e il 18 a Torino ma l’anno prossimo è attesa da impegni importanti: “realizzerò un album dedicato a Kurt Weill: sono molto entusiasta all’idea di pubblicare un disco in cui cercheremo di dare una nuova visione di un autore così importante: la sua musica è stata l’inizio della mia carriera” racconta. Ma c’è un altro progetto cui tiene moltissimo: riportare in teatro uno show che nasce da una sua telefonata con Marlene Dietrich: “Nel 1987 ho avuto il piacere di conversare con lei per telefono per tre ore, mentre ero a Parigi. Io avevo ventiquattro anni, lei ottantasette – racconta – Era una donna che viveva nel futuro, con una storia incredibile alle spalle. Era anche una donna piena di amarezza e malinconia perché in Germania non poteva tornare, i tedeschi la consideravano una traditrice, perché aveva combattuto nella Seconda Guerra Mondiale per gli americani contro la Germania nazista. Marlene ancora oggi è un’icona, un simbolo di libertà e indipendenza”.
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