Quasi due miliardi di investimenti
per mantenere un patrimonio culturale privato, che solo nel
2023 ha accolto 34 milioni di visitatori, con un trend in forte
crescita rispetto agli anni precedenti. Sono questi i principali
indicatori che emergono dal V Rapporto dell’Osservatorio del
Patrimonio Culturale Privato, presentato al Cnel.
Realizzato dalla Fondazione per la Ricerca Economica e Sociale
ETS, l’Osservatorio è promosso dall’Associazione Dimore Storiche
Italiane, Confagricoltura, Confedilizia e Istituto per il
Credito Sportivo e Culturale S.p.a, nella speranza di fornire
alle istituzioni uno strumento utile per supportare la
definizione delle politiche da adottare per continuare a
sostenere il patrimonio culturale privato.
Il rapporto, punto di riferimento per la corretta definizione
del ruolo economico, culturale e sociale del sistema degli
immobili privati di interesse storico-artistico in Italia, oltre
alla usuale panoramica sugli immobili storici privati, la loro
natura, la collocazione sul territorio italiano e le attività
svolte, quest’anno dedica infatti un’apposita sezione agli
investimenti nella conservazione e nella valorizzazione delle
dimore storiche. Da cui emerge un importante indicatore: questi
investimenti rappresentano un importante volano per la crescita
economica. Tra interventi ordinari e straordinari si stima,
infatti, che i proprietari abbiamo speso complessivamente nel
2023 oltre 1,9 miliardi di euro, contribuendo a oltre un decimo
dell’incremento del PIL Italiano per quell’anno. Si tratta di
importi significativi che tuttavia presentano notevoli margini
di crescita se si considerano due fattori. Il primo è
rappresentato dagli spazi tuttora inutilizzati delle dimore: si
stima vi siano oltre ventimila immobili con spazi inutilizzati
per un totale di 13,4 milioni di metri quadri non fruibili. Il
secondo è costituito dagli oltre 10mila proprietari che
attualmente non svolgono attività economiche nelle loro dimore,
ma che sarebbero interessati a farlo se avessero le
disponibilità economiche per avviarle. Sommati agli attuali 19
mila proprietari che svolgono una attività produttiva
strutturata (con codice Ateco) e/o occasionale, si potrebbe
dunque raggiungere la soglia di 30mila operatori economici del
settore.
“Il rapporto è uno strumento imprescindibile per permettere
alle istituzioni di dare il giusto supporto alle dimore storiche
e consolidare una partnership pubblico-privato consapevole e
virtuosa” ha dichiarato Renato Brunetta, presidente del Cnel ed
anche Giacomo di Thiene, presidente dell’Associazione Dimore
Storiche Italiane ha sottolineato come “Momenti come questo ci
permettono di aprire un dialogo con le istituzioni e le parti
sociali nello spirito di una sempre più proficua e costante
collaborazione finalizzata alla tutela dei beni privati e del
loro ruolo nel tessuto sociale, culturale ed economico del
nostro Paese” .
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