Il Trattato di architettura di Francesco di Giorgio Martini (1439-1502) conservato nella Biblioteca Medicea Laurenziana di Firenze (Ms. Ashb. 361) contiene alcune note a margine sino ad oggi unanimemente attribuite a Leonardo da Vinci (1452-1519). Il Codice quattrocentesco è stato spesso descritto come l’unico volume certamente appartenente alla biblioteca di Leonardo. Ma ora, al termine di un’indagine storico-scientifica, due illustri studiosi, Antonio Becchi e Marco Biffi, sostengono che quelle 12 postille ritenute di Leonardo siano in realtà false e che siano state realizzate o fatte realizzare da Guglielmo Libri, sciagurato saccheggiatore di manoscritti di metà Ottocento, al solo scopo di rendere più appetibile sul mercato un manoscritto di Francesco di Giorgio, aggiungendovi note attribuite appunto a Leonardo stesso.
L’illustrazione di questo processo di ‘falsificazione’ è illustrata nel volume “Il biberon di Leonardo. Le postille al Trattato di architettura di Francesco di Giorgio Martini (ms. Ashb. 361): Leonardo da Vinci, Guglielmo Libri e i loro interpreti” (Edizioni di Storia e Letteratura). Gli autori dell’indagine sono Marco Biffi, professore di Linguistica italiana presso l’Università di Firenze, accademico della Crusca (presso cui è anche responsabile web e del Centro informatico) e accademico d’onore delle Arti del Disegno, e Antonio Becci, ricercatore al Max Planck Institute for the History of Science (Berlino), membro corrispondente dell’International Academy of the History of Science. La storia del Ms. Ashb. 361 viene riconsiderata da Biffi e Becchi sulla base di una diversa lettura delle carte e, in particolare, di alcuni documenti che nel passato sono stati oggetto di erronee attribuzioni e datazioni. I due autori propongono una ricostruzione ricca di colpi di scena, che mette in discussione certezze date per scontate. Secondo le conclusioni di Becchi e Biffi, tutto porta a ritenere che, in realtà, si sia di fronte a un ‘abbellimento’ ottocentesco del Manoscritto con le chiose pseudo leonardiane volto a rendere finalmente vendibile un codice che era rimasto invenduto per anni. Se il nome di Francesco di Giorgio non era sufficientemente attrattivo, si trattava di dargli nuovo appeal aggiungendo quello, enormemente più noto, di Leonardo. Ancora una volta il falsario Guglielmo Libri si profila come l’unico operatore con le conoscenze giuste per mettere in piedi un’operazione così delicata.(di Paolo Martini)