Daniel Day-Lewis torna al cinema: sette anni dopo l’annuncio shock che non avrebbe più recitato, l’attore anglo-irlandese sta girando un film, il primo diretto dal figlio Ronan. Nel 1917, subito prima che uscisse Il Filo Nascosto di Paul Thomas Anderson, Day-Lewis aveva dato addio a Hollywood con l’idea che sarebbe stato definitivo, non come nel 1997, dopo aver girato Il Boxer di Jim Sheridan, quando scomparve a Firenze come apprendista nella bottega del leggendario maestro calzolaio Stefano Bemer: otto mesi al banchino per otto ore al giorno. Il Boxer avrebbe potuto essere il suo canto del cigno, se Martin Scorsese non fosse riuscito a ripescarlo per Gangs of New York.
Il film di Ronan, che ha 26 anni e si è fatto strada come pittore a New York, si intitola Anemone. Daniel e il figlio ne hanno scritto la sceneggiatura, che “esplora la complessa relazione tra padri, figli e fratelli” e “le dinamiche dei legami familiari”, ha confermato Focus Feature, lo studio americano che ha prodotto anche Il Filo Nascosto. Daniel ha avuto un padre eccellente e difficile, il poeta irlandese Cecil Day-Lewis, morto quando lui aveva appena 15 anni. La madre di Ronan è a sua volta Rebecca Miller, figlia del commediografo Arthur Miller. Il set di Anemone è a Manchester dove i paparazzi del Daily Mail avevano scoperto e fotografato ieri il 67enne Day Lewis su una moto, irriconoscibile sotto il casco e i baffi folti all’ingiù. Sean Bean (il Boromir del Signore degli Anelli di Peter Jackson) era seduto sul sellino posteriore e il tabloid aveva pensato a un’apparizione lampo dell’attore in pensione, magari per fare un favore a un amico. Oltre a Bean, Focus Film ha confermato la presenza nel cast di Samantha Morton, Samuel Bottomley and Safia Oakley-Green. Jane Petrie di The Crown è la costumista e Chris Oddy (La Zona di Interesse) il designer della produzione.
Day-Lewis, che ha cominciato a recitare a 14 anni con la particina di un vandalo in Domenica Maledetta Domenica, è arrivato al successo con la “doppietta” del bullo di strada Johnny in My Beautiful Laundrette e l’aristocratico esteta Cecil di Camera con Vista, entrambi del 1985. Considerato una leggenda per l’intensità della recitazione, la versitilità e la meticolosità con cui ha preparato ogni ruolo – dalle avventure epiche alla Ultimo dei Mohicani al dramma d’epoca L’Età dell’Innocenza di Martin Scorsese – Daniel aveva imparato il ceco per la parte del medico playboy nell’Insostenibile Leggerezza dell’Essere e si era confinato in sedia a rotelle per il ruolo dell’artista paralitico Christy Brown, film che gli aveva portato il primo Oscar nel 1989, seguito da quello per Il petroliere del 2007 e infine per Lincoln di Steven Spielberg del 2012. Tre statuette da miglior attore e tre nomination: per In nome del padre del 1993, dieci anni dopo per Gangs of New York e nel 2018 per Il Filo Nascosto. Dopo l’annuncio dell’addio al cinema le sue apparizioni in pubblico si erano contate sulle dita di una mano: l’ultima, a gennaio, aveva fatto sperare in un ritorno al cinema quando, presentando un premio a Scorsese, l’altrettanto leggendario regista aveva auspicato di fare di nuovo film con lui. Daniel non si era sbilanciato: “Lavorare con Martin – si era limitato a dire – è stata una delle più grandi gioie e privilegi inattesi della mia vita”.
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