“Dal febbraio 2016 sono 7.800 gli immigrati arrivati in Europa attraverso i corridoi umanitari e di questi oltre 6mila sono rimasti in Italia. Quello dei corridoi umanitari è un modello di cui come comunità di Sant’Egidio siamo fieri, soprattutto in questo momento in cui siamo purtroppo alle prese con tante guerre, perché si salvano vite che sono in pericolo e si dà alle persone un futuro”. Lo afferma all’Adnkronos Roberto Zuccolini, portavoce della Comunità di Sant’Egidio spiegando che arrivi ci sono stati anche in Francia, in Belgio e anche ad Andorra.
Zuccolini spiega come funzionano questi corridoi, nati dopo accordi con il ministero degli Esteri e con quello dell’Interno, “per consentire a persone vulnerabili, fragili, famiglie con malati, con bambini, donne a rischio di tratta e così via di rifarsi una vita altrove. Vengono segnalate da associazioni o enti sul posto, come anche l’Unhcr, ci siamo anche noi di Sant’Egidio. Prima della partenza dei migranti è necessario preparare il terreno in Italia, abbiamo adottato per così dire l’accoglienza diffusa: parrocchie, famiglie, tutte le regioni italiane hanno abbracciato l’iniziativa e a si raccolgono fondi, anche con l’8 per mille come la chiesa cattolica o valdese o quella cattolica. “Dopo una serie di controlli, una volta stabilito che possono partire, ai migranti viene fornito un visto umanitario con il quale arrivano in Italia e già all’aeroporto avviano le pratiche per lo status di rifugiato. Sono tutte persone che fuggono da guerre, persecuzioni e violenze. – sottolinea Zuccolini – Una volta arrivati vengono accolti nelle parrocchie, nelle famiglie che si sono messe a disposizione e cominciano subito il percorso di integrazione: per i bambini l’iscrizione a scuola, per gli adulti l’insegnamento della lingua italiana gratuitamente, con dei volontari, e poi una volta avuto lo status di rifugiato anche il lavoro”. “Il modello dei corridoi umanitari, che sono contingentati, funziona. Ha come obiettivo l’integrazione delle persone e abbiamo visto che ha successo. Queste persone possono contribuire allo sviluppo del nostro Paese: servono ingressi regolari, anche per evitare che queste persone fragili e vulnerabili possano finire in ‘brutte mani’. Rifugiati che una volta trovato lavoro, una volta integrati, sono in grado di avere una casa per conto loro e ospitare a loro volta connazionali in difficoltà attraverso gli stessi corridoi umanitari: è un circolo virtuoso che salva vite e può portare sviluppo nel Paese. Questo è un modello che non ha avuto alcuna opposizione politica, è stato accolto in maniera trasversale dai governi che si sono succeduti in questi otto anni”.