Il petrolio potrebbe scendere ancora ed arenarsi attorno ai 60 dollari al barile o anche più giù, di riflesso agli aumenti produttivi pianificati dall’Opec+ ed anche ad una possibile recessione in Usa. Il cambio di scenario macroeconomico peserà sulla domanda di petrolio, nonostante di recente il cartello abbia confermato le sue previsioni per il 2025 e 2026.
E sebbene il crollo delle quotazioni sia stato salutato con favore dal Presidente Trump, la caduta del prezzi avrà un impatto negativo anche sul settore petrolifero e sui produttori di Shale Oil, rischiando di aggravare la situazione economica degli Usa. Un cane che si morde la coda.
Il petrolio americano (WTI) scambia oggi a 67,27 dollari al barile, in rialzo dello 0,5% rispetto a venerdì, mentre il Brent del mare del Nord viaggia a 70,95 dollari al barile, in rialzo dello 0,5%.
Il taglio delle stime di Goldman Sachs
Goldman Sachs si è unita alle altre banche d’0affari ed ha tagliato le previsioni sul prezzo del petrolio, indicando un prezzo per il Brent a in un intervallo di 65-80 dollari al barile dai 70-85 dollari indicati in precedenza.
La revisione segue gli analoghi taglio operati nelle ultime settimane da Morgan Stanley e Bank of America, che vedono entrambi il Brent nella fascia alta dei 60 dollari nella seconda metà dell’anno. Anche Citigroup e JPMorgan hanno previsto che i prezzi chiuderanno l’anno fra 60 e 65 dollari, con un punto di minimo che viene indicato dalla prima a 55 dollari, entro il terzo trimestre dell’anno,, e la seconda che indica perfino un minimo di 50 dollari.
Le previsioni Opec restano inalterate
L’OPEC ha confermato la scorsa settimana la crescita della domanda globale di petrolio prevista per il 2025 a 1,4 mb/g. Secondo il Monthly Oil Market Report del cartello, la domanda mondiale totale di petrolio raggiungerà una media di 105,2 mb/g nel 2025, sostenuta da una forte domanda di viaggi aerei e da una discreta mobilità stradale.
La previsione di crescita della domanda globale di petrolio nel 2026 è stata allo stesso modo confermata 1,4 mb/d, anno su anno, invariata rispetto all’ultima valutazione mensile.
L’Opec+ verso aumento dell’offerta
A inizio mese, otto paesi dell’Opec+ – Arabia Saudita, Russia, Iraq, Emirati Arabi Uniti, Kuwait, Kazakistan, Algeria e Oman, – hanno ribadito la loro decisione concordata il 5 dicembre 2024 di procedere con un ritiro graduale e flessibile degli aggiustamenti volontari di 2,2 mb/g a partire dal 1° aprile 2025.
La decisione è stata presa “tenendo conto dei sani fondamentali del mercato e delle prospettive di mercato positive”, spiega il cartello, prevedendo anche che “questo aumento graduale venga sospeso o invertito in base alle condizioni di mercato”.
Gli otto paesi hanno ribadito il loro impegno collettivo alla piena conformità con gli aggiustamenti volontari della produzione ed anno anche confermato la loro intenzione di compensare completamente qualsiasi volume sovraprodotto da gennaio 2024.