L’Italia punta sulla propria industria della Difesa e, non a caso, il governo ha deciso di stanziare 11,3 miliardi di euro in Manovra per lo sviluppo del settore aeronautico, per la tecnologia per la difesa aerea nazionale, per le unità navali Fremm e per i contributi al settore marittimo – difesa nazionale. Per il ministro della Difesa Guido Crosetto si tratta di una scelta doverosa per il Paese in quanto, senza il giusto intervento, l’Italia non sarebbe in grado di difendersi da eventuali attacchi dall’esterno. Allo stesso tempo il fedelissimo di Giorgia Meloni ha ribadito la necessità di escludere le spese per la Difesa dal calcolo del Patto di Stabilità, specie in un Paese come l’Italia.
La spesa militare in Manovra
Se è vero che il disegno della Manovra 2025 prevede il definanziamento di alcune misure, come il Fondo automotive gestito dal ministero delle Imprese e del made in Italy decurtato per 4,55 miliardi, è altrettanto vero che il governo ha dirottato molte risorse sul comparto Difesa. A imporlo, secondo l’opinione prevalente nella maggioranza, è il clima internazionale fortemente bellico.
Ecco dunque che sono stati previsti per l’industria della Difesa ben 11,3 miliardi di euro che, tuttavia, dovranno essere distribuiti in un ampio arco temporale. I primi 3 miliardi di euro riguarderanno il prossimo triennio, mentre la parte maggioritaria, circa 8 miliardi, dovrà essere distribuita negli anni successivi fino al 2039.
Con questi nuovi fondi, il governo punta a:
implementare il settore aeronautico;
far evolvere la tecnologia della difesa aerea nazionale;
aumentare le unità navali Fremm;
offrire dei contributi economici al settore marittimo – difesa nazionale.
Italia impreparata in caso di attacco
Felice della strada intrapresa dal governo di Giorgia Meloni si è detto il ministero della Difesa Guido Crosetto che, nel corso della sua intervista nel programma Rai Cinque minuti, ha ricordato come l’Italia, senza un potenziamento dei fondi, sarebbe stata incapace di reagire a eventuali attacchi come quello subito dall’Ucraina da parte della Russia o da Israele con i missili dell’Iran.
“Abbiamo avuto un leggero aumento dei soldi per gli investimenti sulle armi – ha detto Crosetto – perché ci siamo resi conto che non eravamo preparati ad affrontare una guerra sul nostro territorio o un attacco perché negli ultimi anni avevamo costruito un Difesa, una delle migliori al mondo per le operazioni di pace a livello internazionale, ma ci eravamo dimenticati che qualcuno poteva attaccarci”.
La Difesa fuori dal Patto di Stabilità
C’è un altro tema su cui il ministro Guido Crosetto pone l’accento per migliorare la Difesa nazionale, ovvero l’esclusione delle spese a essa collegate dal calcolo del Patto di Stabilità.
“Nelle ultime riunioni della Nato – ha detto Crosetto – si parla del 2,5% del Pil da destinare alla Difesa: è un problema per un Paese come il nostro che ha un elevato debito pubblico che abbiamo ereditato. Bisogna puntare sul fatto di escludere le spese della Difesa dal calcolo del patto di stabilità, non devono essere in concorrenza con le spese per la cultura, la scuola, per il sociale e la sanità. Devono essere staccati perché la difesa è un pre requisito perché esista tutto il resto”.